ATLETICA La bella Italia senza frontiere






E‘ spiacevole accostare l’atletica a recenti, brutti, episodi di razzismo che hanno occupato le pagine dei giornali italiani negli ultimi tempi. Ma non c’è dubbio che la tre giorni milanese, in occasione degli Assoluti dell’Arena, ha trasformato l’appuntamento in un significativo spot contro ogni forma di discriminazione.
    E’ l’Italia più bella quella mostrata dalla nostra atletica, uno sport che non fa distinzioni di colore e provenienza, che fa convivere talenti dalle diverse origini ma accomunati nei loro sogni, sotto la bandiera azzurra, con maglie tricolori, tanti sacrifici quotidiani e un futuro tutto da scrivere. Emozioni da raccontare con i vari accenti regionali, come è sempre accaduto, ma con una valenza accresciuta di risvolti sociali. Testimonianze di integrazione che si fa quasi fatica a sottolineare, perchè non ci si dovrebbe nemmeno stupire.
    Nove atleti speciali hanno vinto i tricolori, nove italiani con storie diverse. Molti già noti, altri che si sono affacciati per la prima volta ad una ribalta così importante. A fianco potete scoprirli e prendere confidenza con i loro volti. Da Gloria Hooper a Yadis Pedroso. Da Hassane Fofana a Sara Jemai (entrambi di Gavardo, in provincia di Brescia, nati entrambi nel 1992 - lui il 28 aprile, lei il 12 - una doppietta tricolore da record per il piccolo centro lombardo, meno di 12.000 abitanti), da Eusebio Haliti pugliese d’Albania, a Merihun Crespi. Dall’ex calciatore Delmas Obou alla bimba prodigio milanese, di origini ucraine, Nicole Svetlana Reina. Farà 16 anni solo a settembre e fino a pochi mesi fa doveva andare a Chiasso, in Svizzera, per poter gareggiare con le grandi. E poi c’è Jamel Chatbij, marocchino che ha iniziato a correre in Italia, dove ha trascorso metà della sua vita. Ora ha l’opportunità di far dimenticare di aver fatto ricorso al doping.


 

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