ATLETICA Yadis Pedroso, 1° tricolore




 Il titolo italiano dei 400 ostacoli conquistato da Yadis Pedroso domenica all'Arena di Milano, mi offre lo spunto per riproporre un testo pubblicato lo scorso maggio sul Corriere dello Sport. Le foto Colombo sono gentilmente concesse dalla Fidal, che ringrazio


Massimo Matrone, il marito e allenatore, la chiama Yadis. Lei ha 26 anni, viene da Cuba e il suo nome completo è Yadisleidy Pedroso. E’ arrivata in Italia dopo le nozze, celebrate a L’Avana nel 2010, e da allora vive a Salerno coltivando due sogni: gareggiare con la maglia azzurra e andare all’Olimpiade di Rio 2016. Yadis corre i 400 ostacoli ed ha un personale di 54”89, ottenuto l’anno scorso a Brazzaville, in Congo. «Ha ampi margini di miglioramento» dice il marito-allenatore, che la conobbe durante un viaggio a Cuba, dove si era recato per accompagnare un’altra sua atleta sposatasi a Salerno, Lizmelys Rolando. Fu Omar Demistocle, tecnico dell’atletica cubana, a farli avvicinare.
Yadis a dire il vero giocava a pallavolo: «E mi piaceva molto, anche più dell’atletica se devo essere sincera - racconta l’ostacolista - Ma fu proprio il mio allenatore a dirmi che come schiacciatrice non ero troppo alta e che avrei potuto far bene nell’atletica»
Coach Magdoni, che ora allena a Trinidad, fu l’unico a credere subito nelle sue qualità e ancora oggi è in contatto frequente con la sua pupilla, come zia Doralkis, che l’ha cresciuta insieme a nonna Graziella. Yadis è la figlia maggiore della famiglia messa su da papà José Antonio e da mamma Maria del Carmen. Ci sono le sorelle Yadelin Valdes, Glendi Arie e il fratello Raffael Valdes.

L’inizio di stagione è stato scoppiettante: una dopo l’altra ha stabilito le migliori prestazioni mondiali sui 200 hs (24”8) e sui 300 hs (39”09), gare atipiche utili per saggiarne i progressi. Massimo Matrone crede molto in lei, non meno la Federazione, visto che il presidente Giomi e il d.t. Magnani la seguono da vicino con tante speranze.
Purtroppo la legge ora prevede un’attesa più lunga e fa fede la data in cui ha iniziato a vivere in Italia, oltre alla sua ultima apparizione in gara con la maglia di Cuba, datata 2009. Morale della favola, niente Mondiali di Mosca per lei. Potrà gareggiare in Nazionale solo dal 13 dicembre.
Se la Fidal le ha spalancato le porte del centro di Formia («Splendido - commentano i coniugi Matrone - tutto di altissimo livello»), il Cus Pisa l’ha subito arruolata: «Ci troviamo benissimo, con il club toscano del presidente Marotti ci sentiamo in famiglia, parte del progetto, ci trattano stupendamente».
Il record italiano dei 400 hs appartiene a Benedetta Ceccarelli: 54”79. La Pedroso non si sbilancia: «Non mi è mai piaciuto parlare prima di tempi o vittorie. Dico solo che ogni giorno mi alleno per raggiungere il mio obiettivo: arrivare in forma all’Olimpiade di Rio de Janeiro. Quest’anno voglio migliorarmi, vorrei dimostrare con i fatti, non con le parole, il mio valore. Da quando sono in Italia sono sempre cresciuta. Certo, all’inizio ho scoperto il freddo, il rapporto con la gente è un po’ diverso rispetto a Cuba. Io parlo con tutti, mi relaziono, ma sono una persona riservata. La nostalgia per Cuba c’è sempre, ma bisogna abituarsi»

Si allena al mattino per due ore, pausa pranzo, riposino e poi altre due ore in pista, fino a sera. Come ogni cubano ama la musica e il ballo: «Ogni tanto andiamo a ballare, ma so che per raggiungere certi traguardi bisogna saper rinunciare a qualcosa. Mi piace tanto leggere, mi serve anche per scrivere, la grammatica italiana è un po’ difficile. ma leggo libri e giornali in italiano, anche i film li guardo in italiano»
Confessa di adorare la pasta alla bolognese: «Sì, quella con il ragù. E anche speck e zucchine. Però se cucino io più che altro mangiamo alla cubana. Piace anche a mio marito»
Massimo ha perso il lavoro dell’agenzia informatica, la crisi non risparmia nessuno. Lui e Yadis se la cavano anche grazie all’aiuto di tanti amici appassionati («I nostri angeli» dice riconoscente Matrone) che spingono la salernitana acquisita a coltivare le sue ambizioni. C’è il centro salute per i muscoli, la clinica per la diagnostica, una sorta di equipe che segue il suo cammino italiano.
Yadis, cosa rappresenta per lei la maglia azzurra?
«Significa tanto. E’ un sogno che aspetto. Più che una gioia, una responsabilità. Un Paese completamente nuovo che mi ha accolta e dove sto cercando di crescere come atleta»
Al Golden Gala gareggerà con la maglia del Cus Pisa, quando sarà in Nazionale le potrebbe capitare una vicina di corsia con la maglia della sua Cuba. Cosa le passerà per la testa?
«Non ci ho mai pensato. Credo che mi impegnerò per correre ancora più forte».


Etichette: ,