VOLLEY Dopo 30 anni, i club femminili italiani esclusi dall'elite d'Europa

Dopo trent’anni di presenze consecutive, la pallavolo femminile italiana di club ha fatto flop nella Champions League, erede della Coppa Campioni. Nei play off a 12 si è concluso il cammino delle due migliori squadre italiana: la Rebecchi Nordmeccanica Piacenza scudettata è stato eliminata dalle svizzere del Volero Zurigo (per la precisione di svizzero ci sono solo i soldi e il nome...), mentre la Prosecco Doc Imoco Conegliano è stata brutalmente rimontata ed eliminata dalle russe dell’Omsk, che le hanno gelate ben oltre i 30 gradi sotto zero che hanno accolto in Siberia la squadra vicecampione d’Italia.
    Era il 1983 e vinsero le siberiane dell’Uralotchka l’ultima volta senza italiane nella top four. Dopo 14 vittorie, undici finali perse e 8 terzi posti, stavolta il nulla. Nel breve volgere di poche stagioni, il decadimento qualitativo dei nostri club non può più essere

etichettato come definizione giornalistica di chi non vuole bene alla pallavolo, ma amara realtà di cui, semplicemente, dover prendere atto. Del resto segnali evidenti c'erano stati già nelle ultime tre edizioni della Champions League, in cui avevamo raccolto solo un terzo posto con la Yamamay Busto Arsizio. Il trionfo di Bergamo nel 2009 rischia di essere ancora a lungo l'ultima vittoria italiana. Nè basta a consolarci la massiccia presenza di tecnici e giocatrici italiani nell'elite europea.

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