ATLETICA Golden Gala: il nuovo Gatlin ha imparato a divertirsi

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Nella top list sotto i 10 secondi nei 100 metri del 2014 i tre migliori tempi sono i suoi. Con Usain Bolt fermo ai box almeno fino ad estate inoltrata, Justin Gatlin è stato l’indiscusso e solitario dominatore della gara regina dello sprint. Dopo il 9”76 ventoso siglato a Eugene pochi giorni fa, c’è la doppietta cinese: il mondiale stagionale made in Pechino, 9”87, e il 9”92 di Shanghai. A 32 anni il campione olimpico di Atene 2004 ha superato il periodo buio della squalifica per doping ed è rinato a nuova vita atletica. Fu bloccato nel 2006, gli avevano inflitto otto anni di squalifica, che fu poi dimezzata consentendogli, nel 2010, di tornare in pista. Nato a Brooklyn, ultimo di quattro fratelli, Justin fu sottratto alle problematiche di un quartiere tremendo dalla sua famiglia, che si trasferì nella più tranquilla Florida. E se a scuola la sua tranquillità cozzava con la vivacità di tutti i suoi compagni, per la strada, quando poteva correre, Justin dava sfogo alla sua esuberanza. Si racconta che si divertisse a saltare gli idranti messi in fila, pedalava veloce anche in bicicletta; la strada meglio delle lezioni di pianoforte e sassofono.
Timidezza ed umiltà lo accompagnano anche oggi che voltandosi indietro può veder luccicare le tante medaglie vinte fino ai due argenti mondiali della scorsa estate. Torna a Roma da dove partì il suo splendido 2013. Vennero tutti per Bolt e scoprirono lui, il nuovo Gatlin: «Battere Bolt quella sera fu la svolta dal punto di vista mentale. Ora che non c’è Usain come punto di riferimento devo restare concentrato su me stesso. Spero che il pubblico si diverta, da parte mia devo stare attento e concentrato per quei nove secondi e rotti, affinchè una grande serata non diventi una notte orribile. Non è tanto la stanchezza a pesare quanto il fuso orario. Ma dopo tanti anni sono abituato a viaggiare con lo zaino sulle spalle e in aereo stavo comodo, non ho volato in un cargo con cani e gatti...». La sua serenità è evidente, forse il segreto della sua seconda giovinezza agonistica. Sorridente e galante con Miss Italia, Giulia Arena («In Italia ci sono le donne più belle del mondo...»), Justin spiega: «Beh, da giovane non mi godevo tanto le gare. Ora ho imparato a divertirmi di più, a gustare meglio la bellezza di quelloche faccio. E sono anche in buona condizione». Per il football era troppo gracile, il baseball lo annoiava (ma sul petto si fece tatuare lo stemma dei New York Yankees): non c’è dubbio che abbia fatto bene a scegliere l’atletica. Nato per correre, come canterebbe Bruce Springsteen.

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