VOLLEY Nadia Centoni, la regina della Costa Azzurra


Nadia Centoni, 33 anni e una storia d’amore con la maglia azzurra che il ct Bonitta ha riannodato in vista del Mondiale italiano di settembre. Quest’estate 2014 sarà dedicata al sogno mondiale da vivere nei palazzetti italiani, da Roma a Milano. L’opposta di Barga, provincia di Lucca, ha due Olimpiadi nel curriculum, e sei anni dopo Pechino, complici le vittorie e i premi personali conseguiti a Cannes, torna alla ribalta.
«Non ci pensavo più alla Nazionale. Ma Bonitta non ha certo avuto bisogno di convincermi. La maglia azzurra ha sempre la priorità e l’obiettivo è quello di giocare un grande Mondiale. Da diversi anni ormai passavo l’estate in modo diverso, gestendomi da sola tra un campionato e l’altro, pensando a ripresentarmi al meglio nella stagione successiva».

Lei fu una delle prime a scegliere di andare a giocare all’estero
«Sì. In Francia, a Cannes, ho trovato la mia identità. In una squadra forte che mi ha dato la possibilità di sbocciare, di dare tutto quel che avevo dentro. In Italia non era stato così. Ora sono più esperta e molto più consapevole dei miei mezzi. Feci la scelta giusta al momento giusto; mi ha aiutato a crescere, ad uscire dal bozzolo. Se fino a quel momento non ero riuscita a mostrare tutto il mio valore, essere scelta come straniera e dunque per fare la differenza, mi ha reso più consapevole. Dovevo dimostrare quel che potevo essere. In quel primo anno mi dissi, o la va o la spacca. E chi mi ha rivisto negli ultimi tempi, mi diceva: Sei cresciuta tanto andando a Cannes! Forse mi vedevamo con occhi diversi»


Schivò le difficoltà economiche della Romanelli Firenze ma poi visse i tormenti finanziari di Vicenza. Nadia è un prodotto del Club Italia ed ora a distanza di anni, ne parla ancora in termini entusiastici.
«Il Club Italia è stato fondamentale per la mia formazione di atleta. Mi ha dato le basi. Allora c’era Frigoni, siamo state un anno senza giocare mai: eravamo sei juniores e sei seniores. Io lo reputo un anno importantissimo, uno dei mattoncini fondamentali per crescere sotto il profilo tecnicom fisico e dell’atteggiamento. Penso che quella formula fosse giusta, un mix tra giovani ed esperte ed un alto livello. Non posso che parlarne bene»

Italia 2014, un mondiale casalingo è una grande responsabilità?
«Il mondiale in casa deve darci quel qualcosa in più di positivo. La pressione? Certo che c’è. E’ importente riuscire a gestirla. Ma la pressione dà energia, un mondiale così è il sogno di ogni atleta, come partecipare a una Olimpiade. Nessuna paura, solo entusiasmo ed energia»


Come sta crescendo questo gruppo messo insieme dal ct Marco Bonitta?
«Ho avuto un’impressione molto positiva. Mi pare si lavori molto e si lavori bene. Il gruppo è nuovo per chi rientra in Nazionale, ci sono tante cose da sistemare, il bello di un qualcosa che va costruito. Siamo motivate a fare sempre meglio, a fare qualcosa di propositivo»

In questi anni senza maglia azzurra, ha seguito la Nazionale?
«Certo, tutte le grandi manifestazioni, l’ho seguita da tifosa. Avevo tante compagne di club che giocavano nelle nazionali, guardavo loro e facevo il tifo per l’Italia»

Le capita mai di ripensare alle sue Olimpiadi? Atene 2004 e Pechino 2008, fuori nei quarti di finale.
«Ogni esperienza deve servire e rimanere confinata tra i ricordi. Sia quelle belle che quelle negative. Le devi mettere da parte perchè le cose brutte ti deprimono, quelle belle possono farti correre il rischio di alimentare false illusioni. Io guardo avanti per natura, prendo le partite una dopo l’altra, perchè il passato è passato e non deve diventare un fardello»

E il futuro è sempre tutto da scrivere
«Ci sono le occasioni future da sfruttare, per fare il meglio possibile. Il mio atteggiamento è cambiato da quando sono andata a Cannes. Prima ero più riflessiva, nel senso che stavo troppo a rimuginare su ogni cosa che accadeva. Saranno gli anni trascorsi ma a forza di fare esperienze, ora cerco di fare tesoro di ogni cosa».


Come è cambiata la pallavolo?
«Il volley è uno sport molto psicologico, basta vedere certi recuperi nel punteggio, i punti che scottano nei finali di set. La testa fa tantissimo, ci vuole fisico per giocare ma forse ancor più ci vuole la testa. Nel volley femminilie poi...Ecco perchè non ci penso proprio a fare l’allenatrice, quandò avrò finito di giocare. Sicuramente la prima cosa che ho in mente, a breve, è avere un bambino. Quello è sicuro. Il resto vedremo...»

Ma prima o dopo l’Olimpiade di Rio 2016?
«Vivo il momento, una cosa alla volta. Ora c’è il Mondiale, cerchiamo intanto di entrare in squadra e di fare un bel Mondiale. Ho imparato a non programmare la mia vita troppo in avanti. Ero sicura che avrei concluso la mia carriera al Cannes ed invece ecco che giochero col Galatasaray Istanbul, con Caterina Bosetti» 
E delle tre S dello slogan iridato lanciato dal ct, Nadia cosa dice?
«Il sogno è la parola chiave, tutte le altre (sacrificio e sofferenza, ndr) vengono di conseguenza. Il sogno mi scalda il cuore»

* Corriere dello Sport, 2 luglio 2014
http://www.corrieredellosport.it/volley/2014/07/02-367717/La+Centoni+insegue+il+sogno+Mondiale 

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