ATLETICA Il sogno olimpico di Castrucci: «La maratona 2024 al Colosseo»


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Roma ha davvero una maratona unica al mondo, e lo ha confermato in una domenica caratterizzata da un clima invernale che ha indotto perfino Papa Francesco a spendere parole di elogio salutando «con affetto i maratoneti, molto coraggiosi». Tempi alti? Ma chissene importa canterebbe il maratoneta Gianni Morandi. La città ha gradito e partecipato, dopo dieci anni due azzurri sono tornati contemporaneamente sul podio (Chatbi e la Toniolo), Pertile si è piazzato quinto, Calcaterra ha centrato il suo piano correndo due volte e arrivando con l’ultimo. 




Enrico Castrucci, presidente del Comitato organizzatore, il bilancio alla fine è stato positivo?
«La maratona di Roma è riuscita a sconfiggere il maltempo anche stavolta. La corsa si è mantenuta negli standard di grande attenzione e stima, nel freddo e con la pioggia. Il saluto del Santo Padre è motivo di enorme soddisfazione. E’ stata una gara complessa ma di qualità, viste le condizioni. Tanti atleti hanno fatto il personale. Ormai tutti sanno che esistiamo, la nostra maratona è conosciuta in tutto il mondo».

Il successo di una maratona non può misurarsi solo sul tempo del vincitore, giusto?
«Abbiamo sempre cercato di trovare nuovi campioni e di lavorare per alimentare la cultura dello sport. Abbiamo dato un input al movimento italiano: si fatica ad emulare i risultati del passato ma sappiamo che molti giovani ci sono e si preparano. Sono contento per Chatbi e la Toniolo. Il loro podio dà continuità alla speranza che altri giovani atleti italiani possano iscriversi a Roma e raggiungere risultati, come Baldini, Fiacconi, Pertile»  

E’ una maratona che sa coinvolgere la città.
«E’ costruita da tante basi associative della città; agli eventi concomitanti partecipano scuole, anziani, progetti speciali. Associazioni che lavorano per l’aggregazione, nella solidarietà, nella costruzione dei giovani, al charity program».

All’estero la tv ha rilanciato immagini splendide di Roma e della maratona, grazie alle riprese spettacolari dall’elicottero.
«Beh, monumenti a parte, la Maratona di Roma ha un prestigio internazionale. La nostra produzione televisiva, con le immagini trasmesse dalla Rai con la regia di Roberto Gambuti, hanno unito il gesto atletico e la cultura». 

E’ stata una corsa da valutare con occhi diversi, ridimensionanto il cronometro.
«Non voglio essere in ostaggio di chi valuta una maratona solo dal riscontro cronometrico. Roma e le sue strade sono particolari, non è semplice per via dei sampietrini e negli ultimi due anni delle intemperie. Ma c’è uno scenario unico. Sempre più vuole diventare la maratona che scopre i talenti, puliti, non dopati. La gara che porta fortuna a chi crede nella corsa di lunga distanza. Roma non vuole essere messa tra le maratone che esigono assolutamente i record, senza tenere conto del rispetto totale e assoluto delle regole. Non vogliamo avere l’assillo di metterci in competizione con chi ha bilanci 20 o 33 volte il nostro...».  

Costa molto allestire un cast da record mondiale?
«Almeno un milione e mezzo di euro. A chi ci dice che mancano i risultati rispondo che quando eravamo terzi al mondo nessuno se n’è accorto e l’ha sottolineato. Siamo sempre andati oltre, penso che si dia troppa importanza al dato cronometrico. Noi siamo sempre stati puliti e corretti e il nostro percorso misura il giusto. Mi ha fatto piacere il terzo posto di Chatbi: ha riconosciuto gli sbagli e ha il diritto di avere un’altra chance. E’ un atleta recuperato dopo la maratona di domenica e se vuole lo reputo già iscritto per l0anno prossimo». 

Perché Roma piace tanto e resta nel cuore degli atleti?
«Roma ti fa sentire nella storia, non si sente più la stanchezza, la fatica. C’è un’organizzazione seria e professionale, pronta ad incoraggiare qualsiasi tipo di prestazione. Ringrazio  particolarmente Pertile e confesso che se non fossimo legati alle regole Iaaf per ottenere la Gold label, probabilmente ispirate dai manager dei grandi atleti, farei una gara solo con i giovani di tutto il mondo, con particolare attenzione per gli italiani» 

L’organizzazione ha superato anche quest’esame.
«Una fiction, un film, tre documentari, i progetti speciali. Ma sono un perfezionista e anche se il secondo anno di pioggia ci ha permesso di confermare che siamo in grado di affrontare ogni tipo di situazione, desideravo il sole. Purtroppo non ci ha aiutato lo sciopero dei controllori di volo, c’era allarme per le tensioni internazionali del momento e molti stranieri hanno rinunciato. Tengo a ringraziare in particolare il Prefetto di Roma e tutte le Forze dell’ordine. Una trentina di agenti hanno corso, nelle postazioni c’era personale in borghese».

C’è vicinanza con le istituzioni, anche in tempi difficili?
«Un evento di questo tipo non è possibile se non concerti l’impegno con le istituzioni, il 2015 ha avuto come elemento determinante il calore del sindaco e l’impegno quotidiano con noi dell’assessore Masini. A loro va il nostro immenso ringraziamento. Oltre che a tutte le aziende che ci hanno supportato».  

E’ vero che la prossima edizione sarà legata al Giubileo nella denominazione?
«Speriamo di poter ottenere la possibilità di farlo, non dipende da noi ma lo stiamo chiedendo»

Roma 2024, se ci sarà l’Olimpiade sarà naturale chiedervi di organizzare la Maratona dei Giochi. Sareste pronti?
«Nessuno ci ha ancora mai chiamato o ce l’ha chiesto, non dipende noi».

Ma se toccasse a voi?
«Come sempre ci faremmo supportare da tutte le società podistiche di Roma, loro stessi sarebbero attori di questo evento. Un percorso a Roma strategico non può che entrare nel cuore di alcuni panorami unici: Colosseo, San Pietro e gli altri luoghi di culto, ripercorrendo le piazze storiche che sono la base della maratona di Roma di sempre. Ci si ricorda ancora di Bikila all’Arco di Costantino molto più che di altro»

Ma un traguardo al Colosseo c’è già stato nel 1960. Per far meglio bisognerebbe... entrarci.
«Sì, lo sappiamo bene. E’ quello che vorremmo. Ci stiamo lavorando e siamo fiduciosi...».

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