ATLETICA & TV La fiction su Pietro Mennea finisce alla...sBARRA

Pietro Mennea - La Freccia del Sud è una fiction che andrà in onda su Rai1 domenica 29 e lunedi 30 marzo. Diretta da Ricky Tognazzi, interpretata da Michele Riondino e Luca Barbareschi. Come talvolta accade, già l'anteprima ha suscitato reazioni e commenti, specialmente tra chi ha vissuto quelle storie ed ha potuto valutare se, sullo schermo, siano finite invenzioni e falsità non banali e semplicemente funzionali ad un riassunto inevitabile, come capita con i film. Luciano Barra, tra i vari ruolo che ha occupato c'è stato quello di segretario della Fidal negli anni di Primo Nebiolo. Mi ha inviato le sue considerazioni sulla fiction, che volentieri pubblico.


Sabato ero nella civile  Madrid (quella si dovrebbe candidarsi ai Giochi Olimpici, non la terzomondista Roma), ed ho letto, anche se solo dal tablet un articolo su Pietro Mennea su Sport Week, aspettando fiction che lo racconterà in TV. “Poi ieri al ritorno a Roma ho avuto modo di leggere e sentire i commenti di molti sulla presentazione del Film su Pietro Mennea avvenuta nel Salone d’Onore del CONI Venerdì sera scorso. Già mi era sembrato “odd” da parte del CONI intitolargli lo Stadio dei Marmi, dove lui non ha mai corso, ora santificare questa fiction  può giustificarsi solo in questo politica di esibizionismo dei muscoli.
 Tra i commenti ho letto: “Ma FIDAL e CONI gliene fecero tante durante e soprattutto dopo l’atletica” .  Da alcuni mesi, da quando è iniziato il battage sul film in uscita, ho avuto modo di leggere continuamente il leitmotiv per cui Pietro è andato forte nonostante gli ostacoli frappostigli dalle istituzioni, qualcuno ha anche citato Nebiolo (anche se nel film – mi si dice - si è avuto il pudore di non citarlo). Da quando è iniziata questa musica io ho provato a sforzare la mia memoria (sai ormai sono sopra i 70)  per ricordarmi gli episodi per cui tutto ciò sarebbe avvenuto. Ho cercato anche di farmi aiutare, come si fa con gli anziani quando gli si mette vicino una badante, ho preso pasticche di fosforo, ho avuto la chance anche di parlare nel viaggio a Praga, per gli Europei Indoor con Stefano Tilli ed ad altri fra cui Sandro Giovannelli, ma ti devo confessare che abbiamo avuto difficoltà a ricordare episodi importanti ed essenziali che confermassero tutto ciò. Al contrario abbiamo ricordato tutte le cose che FIDAL, e CONI; fecero allora per aiutare Pietro, che era a sue spese solo quando dormiva, a casa sua,  a Barletta, quindi quasi mai.
   Il fatto che nessuno si sia alzato per dire il contrario e soprattutto per dire la verità, sta creando una visione distorta della storia di Pietro “durante e soprattutto dopo l’atletica”. Quel che mi stupisce è che dubito che la sua storia sportiva e la sua grandezza come atleta abbiano bisogno di questa interpretazione. I Campioni sono Campioni per quello che hanno fatto nella loro carriera. Hanno avuto delle difficoltà? le hanno superate? Per quello sono Campioni. Ognuno ha la sua storia ed ognuno avrà avuto i momenti felici o meno felici, ma quello che conta è il risultato finale. Voler frapporre alla storia sportiva di Mennea ostacoli inventati non aggiunge nulla alla grandezza dell’atleta, o forse c’è qualcuno che vuole dire che senza quegli ostacoli Pietro avrebbe vinto 5 Olimpiadi?


Le menzogne
 Dopo la proiezione del film, che con grande onestà l’attuale Presidente della FIDAL Alfio Giomi ha definito un “falso storico”, sono venute fuori alcune divertenti interpretazioni sulla storia di Mennea a cui può credere solo chi non le ha vissute o chi è in malafede. La prima è quella sulla scoperta di Pietro e sull’interpretazione che fosse stato Vittori l’unico credergli fin dall’inizio ed a battersi per lui. Basta interpellare Ruggero Alcanterini, suo dirigente all’AICS agli inizi degli anni 70 , per farsi dire da lui le colluttazioni fisiche che ebbe con Vittori che non lo voleva convocare in Nazionale, nonostante un grande risultato fatto a Cava dei Tirreni ed oltre. 

Dopo la presentazione della fiction Ruggero Alcanterini che era in sala ha twittato su facebook la sua opinione.
 


 Altra menzogna ridicola è quella che avrebbe visto la FIDAL, quindi sicuramente Nebiolo, non voler Mennea a Città del Messico alle Universiadi ma obbligarlo invece ad andare a Montreal per la squadra Europea della Coppa del Mondo di atletica. Il tutto solo perché Mennea gli serviva ad una manifestazione della IAAF per la sua ambizione alla Presidenza della IAAF. Doppia menzogna. Nebiolo non aveva figli, purtroppo, ma se un figlio gli dovesse essere stato riconosciuto questo era l’Universiade, da lui inventata e da lui promozionata. Ma è pensabile che Nebiolo non volesse Mennea a Città del Messico ? Quando invece ricordo perfettamente con quale meticolosità fu preparata quella gara con settimane di avvicinamento, vista l’altura ? Altra balla colossale quella che nel 1979 Nebiolo potesse pensare di fare il Presidente della IAAF. Era stato eletto per la prima volta nel Consiglio della IAAF nel 1976 per il rotto della cuffia (ultimo degli eletti) e regnava in sella il neo eletto Adriaan Paulen. La possibilità di candidarsi alla Presidenza della IAAF avvenne oltre un anno dopo, grazie anche al boicottaggio di Mosca, alla elezione di Samaranch al CIO ed al non-Congresso della IAAF nella Capitale Sovietica. Ma comunque non prima del maggio 1981 (come già da me ricordato grazie ad un accordo raggiunto a Parigi durante la Finale della Coppa dei Campioni auspici Samaranch, Dassler e Carraro) si concretizzò la sua candidatura.
 

"Non vedrò la fiction"
 Mi fermo a questi due episodi che mi sono stati raccontati. Non vedrò il film, giustamente una fiction , quindi una finzione,  perché alla mia età non ho voglia di incazzarmi ulteriormente perché quando ciò avviene divento pericoloso. Potrei voler ricordare episodi di quegli anni relativi a Pietro che ho volutamente dimenticato : dall’aggressione a Berruti avvenuta a Formia dal clan di Barletta (leggere il libro di Claudio Gregori e chiedere ad Erminio Azzaro che intervenne a sedare l’aggressione); dal Record del Mondo di Città del Messico (non per il vento); dalla sua decisione “obbligata” di smettere con l’atletica a due mesi dalla vittoria Olimpica in cambio di una Concessionaria FIAT a Barletta, poi fallita, per poi riprendere ad allenarsi altre due volte; alla sua vista al Dr. Kerr (un dottore Americano tipo il Ferrari di oggi) accompagnato da un famoso giornalista, con tanto di iniezione (come scritto su Repubblica dal giornalista stesso) ; alla sua “fantozziana” candidatura alla Presidenza della FIDAL nel 1994 con due delegati su 120 a suo favore. Le avevo dimenticate anche perché in alcuni voli da Francoforte con Mennea, quando lui era eurodeputato , avevo avuto modo di commentarle e lui con grande onestà aveva voluto riconoscere alcuni suoi errori. Ricordo come in quella occasione mi fece un peana su Nebiolo e su quanto lui aveva fatto per l’atletica Italiana e Mondiale e quanto si sentisse la sua mancanza. A dimostrazione di ciò quando nel 2009 organizzai, insieme con il CONI di allora in totale assenza della FIDAL di allora,  i dieci anni della sua scomparsa, Pietro era in partenza quella mattina per gli Stati Uniti, ma volle registrare un suo intervento audio, credo con Andrea Fusco, per ricordarne la sua memoria.


 
 Perché?
 Ma che significato ha oggi attaccare Nebiolo con episodi taroccati quando lui non è in grado di rispondere? Che pessimo gusto.  Sono stati grandi per quello che hanno fatto, pace all’anima loro. Punto e basta altrimenti rischiamo le loro vendette dall’aldilà.
Tanto Primo e Pietro, io lo so per certo, dovunque essi si trovino stanno preparando un’altra gara insieme, beffandoci delle nostre stronzate terrene.
 

            

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