ROMA Maleducazione o razzismo sul bus 913?

Ci sono autisti dell'Atac, l'azienda del trasporto pubblico romano, che vengono incontro all'utenza, attendono chi rincorre la porta aperta, persone in età che faticano a salire a bordo, chi chiede indicazioni. Ma purtroppo non sono tutti così...

Sabato 27 febbraio, ore 10.20 secondo l'orologio personale. Ultima fermata del 913 (numero di matricola esterno 3087)  in viale Giulio Cesare, direzione piazza Augusto Imperatore. L'autobus è semivuoto. Una coppia di stranieri sui 60 anni, vedendo che il bus non si è fermato alla fermata, chiede lo stop a voce. Attimi di silenzio. I due provano a richiedere di aprire per favore la porta.
Arriva la risposta del conducente: La fermata si prenota prima, non siete capaci?
Con un tono che mi è parso sprezzante e parole dovute alla nazionalità degli stranieri, forse sottintendendo altro...
I due, visibilmente smarriti, sono rimasti in silenzio guardandosi tra loro. Fino a che, bontà sua, l'autista si è degnato di aprire la porta. E la coppia è scesa.

Arrivati al capolinea, l'autista ha lasciato il mezzo ad un collega, aveva finito il turno. Mi sono chiesto se il suo comportamento nei confronti di due persone molto più anziane di lui fosse dovuto a razzismo nei confronti dei due non italiani, o semplice maleducazione, abbinata ad una squallida esibizione di potere. Anche se è indubbiamente vero che il pulsante della fermata va schiacciato prima. Come quello dell'educazione, prima di aprire bocca.

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