ATLETICA Una taglia per aiutare Schwazer a far emergere la verità

 La questione doping si è trasformata in un Far West e come avveniva un secolo e mezzo fa nella giovane America, se non si riesce ad arrivare alla verità attraverso la legge, si va oltre e si mette una taglia sui cattivi. Nel caso di Alex Schwazer la taglia è stata messa per smascherare i "cattivi", per far finalmente emergere quella verità che la maggior parte della gente onesta ha ormai avuto modo di capire da tempo: Alex Schwazer non era dopato la mattina dell'1 gennaio 2016, quando per la prima volta nella stria in un giorno così canonicamente festivo, furuno prelevati i suoi campioni di urina a Racines, dove abitava il marciatore azzurro e dove era appena rincasato dopo aver brindato al vecchio e al nuovo anno.
Tra il processo  di Bolzano e la verità, si è messa di traverso la Iaaf, che sta ridicolizzando perfino la legge italiana, rifiutandosi di consegnare i campioni di urina per farli analizzare dal Ris di Parma e far svlgere l'esame del dna. 
L'avvocato Gerhard Brandstatter ha pubblicamente annunciato le sue intenzioni, dopo averlo comunicato alla Procura di Bolzano: «Metteremo una taglia, daremo una ricompensa a chi saprà darci notizie utili a far emergere ciò che è successo realmente. Da Sochi in avanti, si sa che le provette possono essre manomesse. Siamo al centro di un complotto. Abbiamo tutte le certezze ed i riscontri che non c'e' stato alcun caso di doping. Questo è un attacco portato soprattutto nei confronti del professore Sandro Donati, il simbolo dell'antidoping», ha concluso l'avvocato di Schwazer. 
«Contro questo sistema non posso vincere, ma non accetto il verdetto. Di questa vicenda sono la vittima, non certo il colpevole» ha detto Alex anche a Dribbling, la rubrica di Rai2 che andrà in onda sabato alle ore 13.30. 
«Il processo penale - ha detto il marciatore che fu squalificato per doping alla vigilia dell'Olimpiade di Rio - va avanti e voglio la verità. Questa storia sarà importante non solo per me ma anche per altri sportivi. Lo sport deve cambiare le regole, che siano uguali per tutti, non solo per chi lo pratica ma anche per funzionari, medici e dirigenti. Il mio campione di urina deve essere portato in Italia, sottoposto ad indagini accurate per capire bene di cosa si tratta».  
Sandro Donati ha ricordato che in meno di un anno «Schwazer si e' sottoposto a piu' di 60 controlli a sorpresa presso l'Ospedale San Giovanni, rinunciando alla finestra Wada e dando la piena disponibilità per tutto il giorno. Ora chiediamo il test del Dna sul campione di urine. Se il magistrato accerterà l'innocenza di Alex, puntiamo a farlo tornare alle gare. E vi garantisco che sara' difficile battere Schwazer in una sola gara da qui a Tokyo 2020».

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